La sacralità dello spazio ed i pellegrinaggi
Come possono essere connessi la sacralità dello spazio ed i pellegrinaggi?

Come possono essere connessi la sacralità dello spazio ed i pellegrinaggi?
Con il tempo, lo spazio ha assunto una funzione fondamentale nell’esperienza umana: attraverso di esso si compie il passaggio da una realtà disorganizzata e senza limiti a un mondo definito, ordinato.
Questi spazi delimitati possono essere confini geografici – come il sulcus primigenius, il “sacro solco” tracciato da Romolo per segnare i confini della futura Roma – ma anche limiti simbolici, che segnano l’ingresso in un’altra dimensione, separata dalla quotidianità: uno spazio sacro.
È proprio per raggiungere questi spazi sacri che nasce la fenomenologia del pellegrinaggio, un’esperienza religiosa antichissima. Già nel Libro dei Giudici si fa riferimento a visite a santuari semitici risalenti al XII secolo a.C. Contrariamente a quanto si pensa, il pellegrinaggio non è una pratica esclusivamente cristiana: nell’Islam, ad esempio, rappresenta uno dei cinque pilastri fondamentali, un dovere inderogabile per ogni fedele.
Il pellegrinaggio è un’esperienza profondamente personale, così come lo sono le motivazioni che spingono ciascuno a intraprenderlo. Tuttavia, ci sono due elementi che lo caratterizzano universalmente: il coinvolgimento totale della persona, che “si mette in viaggio con tutto se stesso” per vivere pienamente l’esperienza, e il carattere sacro della meta, luogo in cui si spera di realizzare un incontro più diretto con il divino.
In molte religioni, il pellegrinaggio diventa anche metafora dell’esistenza: tutta la vita può essere vista come un cammino verso una meta, un percorso interiore e spirituale che dà senso al nostro andare.