Il sole che rinasce
Il tempio di Karnak
Il 21 dicembre cade il giorno più corto dell’anno, il cosiddetto solstizio d’inverno. Questo evento astronomico segna l’inizio della stagione fredda ma rappresenta anche un nuovo inizio: da quel momento in poi, le giornate cominciano lentamente ad allungarsi, simbolo del ritorno della luce e della rinascita del Sole.
Proprio per questo motivo, in molte culture del mondo il solstizio è stato celebrato con riti e monumenti orientati verso il sorgere del sole in questo giorno speciale.
Tra i luoghi dove il 21 dicembre riveste un significato particolare spiccano le sponde del Nilo, in Egitto. Molti studiosi dell’antico Egitto hanno dimostrato che gran parte dei siti archeologici egizi furono concepiti per celebrare eventi celesti come solstizi ed equinozi.
Uno degli esempi più eclatanti è il Tempio di Karnak. La sua navata principale è orientata verso sud-est: durante l’alba del solstizio d’inverno, i raggi del sole penetrano all’interno del tempio, illuminandolo completamente — un fenomeno che non si ripete in nessun altro momento dell’anno.
Ma perché questo evento era così importante per gli antichi Egizi?
Il solstizio d’inverno segnava l’inizio di Peret, una delle tre stagioni del calendario solare egizio. Peret rappresentava il periodo dell’inverno e dell’inizio della primavera, quando la terra, resa fertile dal limo lasciato dal Nilo, era pronta per la semina.
Il calendario solare egizio, considerato l’antenato del nostro, era suddiviso in tre stagioni principali:
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Akhet (“inondazione”): corrispondeva all’autunno, quando il Nilo esondava depositando il prezioso limo sulle rive.
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Peret (“semina”): rappresentava il periodo in cui le acque si ritiravano e cominciava la coltivazione, tra l’inverno e l’inizio della primavera.
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Shemu (“raccolta”): coincideva con la primavera e l’estate, il tempo del raccolto.
Ogni stagione comprendeva quattro mesi di 30 giorni, per un totale di 360 giorni all’anno, a cui si aggiungevano cinque giorni supplementari, detti epagomeni, dedicati alla nascita di cinque grandi divinità:
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Osiride, dio della morte e dell’immortalità.
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Horus il Vecchio, simbolo del sole e della regalità.
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Seth, dio del caos, del deserto e delle tempeste.
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Iside, dea della maternità, della magia e della fertilità.
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Nefti, protettrice dei morti.
Le architetture come il Tempio di Karnak sono una testimonianza eterna della profonda conoscenza astronomica degli Egizi e del loro legame con il cielo.
Ogni raggio di sole che attraversava quei templi non era solo luce: era un messaggio di rinascita, di armonia tra uomo e cosmo, un dialogo luminoso tra la Terra e il Sole che ancora oggi continua a emozionare chi lo contempla.