Pellegrinaggio in Umbria e Marche: invito nella valle del Santo

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Diventiamo pellegrini lungo i sentieri dove visse il Santo di Assisi, tra antichi conventi e borghi medioevali: rinunciamo ad ogni aspettativa e percorriamo nuovi sentieri, per vivere un’esperienza che rimarrà impressa per sempre nel nostro cuore.

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Programma

  1. 1
    1° giorno

    La zona delle Marche è stata frequentata da San Francesco a più riprese tra il 1208 e il 1219: dagli scritti si impara che la popolazione locale era particolarmente ricettiva dei suoi insegnamenti.

    Ritrovo al punto concordato e partiamo per la costiera marchigiana, la “Marca Anconitana”. sino a raggiungere la famosa cittadina di Loreto, per la visita al Santuario della Santa Casa di Maria, uno dei più antichi santuari mariani, meta di molti pellegrinaggi. La sua origine risale al 1294, quando secondo la tradizione la casa fu miracolosamente trasportata in volo dagli angeli. Arrivo in serata ad Assisi, dove ci sistemiamo in hotel o casa religiosa per la cena e il pernottamento.

  2. 2
    2° giorno

    In questa giornata ripercorriamo le vite di Francesco e Chiara: angoli di preghiera, di lode, di ammirazione e di ringraziamento, nella cornice meditativa dei meravigliosi luoghi di Assisi.

    La Chiesa di Santa Maria degli Angeli, sorta per custodire la piccola chiesa della Porziuncola, la terza chiesa ricostruita da San Francesco, seguendo l’invito del Crocifisso di San Damiano: “Và e ripara la mia Chiesa”. Divenne uno dei luoghi preferiti del Santo.

    La Basilica di Santa Chiara, sorta sull’antica chiesa di San Giorgio costruita nell’XI secolo, dove san Francesco imparò a scrivere. La chiesa, in stile romanico e gotico, custodisce il corpo di S. Caterina e, oggi, il crocifisso originale di San Damiano.

    La Basilica di San Francesco: un documento del 1228 attesta la donazione di questo terreno da parte del papa di Gregorio IX a frate Elia affinché costruisca una chiesa destinata a ricevere il corpo di San Francesco. La chiesa possiede una tale ricchezza artistica da definirla la “culla dell’arte italiana”: tra tutti i tesori, ricordiamo i meravigliosi affreschi di Giotto.

    L’Eremo delle carceri, un luogo ritirato sul Monte Subasio: ai tempi di Francesco esisteva solo una piccolissima cappella legata alla vicina abbazia di San Benedetto, con un certo numero di grotte. Dove i frati si isolavano per pregare. Nel 1216 i benedettini cedettero l’eremo alla primitiva comunità francesca, che vi inizi a costruire il complesso che oggi noi visitiamo.

    La Chiesa di San Damiano: appartenuta dal XIII sec. alla diocesi di Assisi e ricostruita da Francesco dal 1206, nel 1211 fu ceduta dal vescovo Guido a Chiara e alle sue prime compagne che fondarono qui il primo convento delle Clarisse.

  3. 3
    3° giorno

    Non c’è in Italia un luogo che, come la valle di Rieti, sia pieno di ricordi di San Francesco: troviamo qui ci sono quattro semplici santuari che evocano avvenimenti importanti della sua vita.

    Poggio Bustone, villaggio incastonato sul fianco di una montagna a circa 750 metri di altezza. Si narra che qui passò un giorno San Francesco salutando tutti i suoi abitanti con il famoso “buon giorno buona gente”. Sostiamo al Chiostro e alla Chiesa di San Giacomo, che si trovano a circa 1 chilometro dall’abitato, là dove comincia a chiudersi la gola formata da due alte colline. Sotto il convento si trova l’eremo inferiore e passando per il Tempietto della Pace, salendo per un sentiero ripido sarà possibile raggiungere il Santuario Superiore o Grotta della Rivelazione (S. Speco): sembra qui San Francesco abbia vissuto con padre Egidio. È raggiungibile solo a piedi attraverso un percorso di gradini di circa 40 minuti.

    Il Santuario della Foresta, su una collina a 600 metri circa di altitudine, in origine una chiesetta dedicata al papa San Fabiano: qui ebbe luogo l’episodio della vigna spogliata, minuziosamente narrato nelle fonti francescane.

    Il Santuario di Fonte Colombo, avvolto in una folta vegetazione di lecci secolari: è conosciuto come il Sinai Francescano, perché qui Francesco ha ricevuto nel 1223 da Cristo la Regola Definitiva dei Frati Minori. Nello stesso luogo troviamo anche una chiesetta dedicata alla Madonna, nella quale, a sinistra dell’altare, è ancora oggi visibile la lettera ‘T’ (Tau in greco) rappresentante la croce, che costituiva la vera e propria sigla del santo. Più in basso vi è la grotta di nuda roccia dove il Santo pregava.

    Il Santuario di Greccio (raggiungibile a piedi dal parcheggio dopo circa 15 minuti di cammino), “incollato alla roccia” conosciuto nel mondo come la Betlemme Francescana. Fu qui la prima volta in cui si realizzò il presepe vivente, nel 1223, evento ricordato nell’affresco trecentesco nella Cappella del Presepio.

     

  4. 4
    4° giorno

    Gli avvenimenti di La Verna sono ricchissimi di suggerimenti per la nostra riflessione. La scelta di luoghi aspri e selvaggi per farvi la sua preghiera ci interpellano e ci indicano modalità nuove di relazione con il Creatore. Le stimmate non furono in Francesco un fenomeno improvvisato o isolato dalla sua vita: il corpo di Francesco cominciò a portare in sé le piaghe del Crocifisso sin dal suo incontro con Lui a San Damiano: Gesù per Francesco non fu una teoria ma una persona concreta.

    Dedichiamo questa ultima giornata, prima di tornare a casa, alla visita e alla preghiera nel convento di La Verna che sorge poco sotto la sommità del monte omonimo e che apparteneva al conte Orlando di Chiusi, passato alla storia per la sua amicizia con Francesco. Quando i frati vi salirono non esisteva sul monte nessuna costruzione e solo nel 1260 fu effettuata la consacrazione della chiesetta. Proseguiamo il nostro rientro a casa e termine del pellegrinaggio.

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