Dove gli elementi parlano
Islanda
In Islanda il paesaggio non accompagna il viaggio: lo guida. Il ghiaccio e il fuoco convivono, l’acqua sgorga impetuosa dalle cascate o ribolle nei geyser, il vento modella i fiordi e piega l’erba delle pianure. Ogni elemento sembra avere una voce distinta, eppure tutti insieme compongono un linguaggio primordiale che avvolge chi si mette in cammino.
Il silenzio è protagonista. Non è assenza, ma sostanza. Lo si percepisce tra i ghiacciai che brillano di riflessi azzurri, nelle distese di lava che si stendono come mari pietrificati, nei cieli che mutano di continuo. È un silenzio che non spaventa: apre spazi interiori, invita all’ascolto, accompagna i passi di chi viaggia con rispetto.
La natura islandese sa unire forza e delicatezza. Accanto alla potenza delle eruzioni e alla maestosità dei ghiacciai ci sono i tappeti di muschio che ricoprono le rocce, i cavalli che corrono liberi nei prati, i fiori che spuntano fragili in estate. E poi la luce: cangiante, improvvisa, capace di trasformare in pochi istanti il paesaggio, come se l’isola fosse un dipinto in continua evoluzione.
Le strade lunghe e solitarie insegnano la misura della distanza, i villaggi raccolti trasmettono un senso di intimità, le coste frastagliate ricordano quanto potente e al tempo stesso fragile sia l’equilibrio tra uomo e natura. Misurarsi con l’essenzialità, comprendere che qui nulla è superfluo e tutto parla di armonia originaria.
Ci sono immagini che continuano a riaffiorare anche molto tempo dopo: il bagliore di una laguna glaciale al tramonto, il fragore dell’acqua che precipita da un salto altissimo, la calma di un villaggio affacciato sull’oceano. Non sono solo ricordi, ma punti di riferimento.
L’Islanda accompagna chi la visita ben oltre il ritorno: diventa una voce che riaffiora quando cerchiamo silenzio, un paesaggio che ritorna alla mente quando abbiamo bisogno di ritrovare misura e meraviglia. Non è un viaggio che si chiude, è una presenza che resta.